In Turchia si vota il prossimo 1 Novembre – guida alle elezioni

demirtasLa Turchia torna alle urne a pochi mesi di distanza: le precedenti elezioni politiche hanno infatti delineato un quadro incerto per il paese, con l’AKP, partito di maggioranza, che non si trova nelle condizioni di poter formare un governo con le sue sole forze. 

I partiti dell’opposizione non sono riusciti ad accordarsi e per questo si è reso necessario tornare alle urne, nella speranza, per il paese, di avere una maggioranza più delineata.

Si vota in Turchia il prossimo primo Novembre, con il paese scosso dai recenti attentati e da una situazione politica che, dal golpe bianco di 20 anni, non era mai stata così tesa.

L’AKP di Erdogan

Il partito principale, quello che raccoglie più voti, rimarrà con ogni probabilità quello del Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. Il presidente contava di portare a casa una maggioranza tale da permettergli di modificare la costituzione in senso presidenziale. Il risultato delle urne però è stato ben diverso e il factotum della Repubblica Turca si è dovuto accontentare di una maggioranza risicata, soltanto relativa, che non gli ha permesso di formare neanche un governo con le sue sole forze, ben lontano da quelli che sono i 2/3 necessari per modificare la costituzione senza l’aiuto delle opposizioni.

Il CHP di Kilicdaroglu

Anche il partito più antico della Turchia, quello kemalista, non sembra potersi aspettare un gran risultato dalle urne. Potrebbe guadagnare un paio di punti percentuali grazie alle vicende che hanno coinvolto il governo, ma difficilmente si attesterà sopra al 25%.

Per farlo andare al governo, con il suo segretario Kemal Kilicdaroglu come premier, dovrà per forze di cose spingere per una coalizione con il MHP e l’HDP, partiti agli antipodi in quanto uno nazionalista, l’altro federalista curdo.

Il MHP di Bahceli

Il MHP è un partito relativamente anomalo, almeno per lo spettro politico a cui siamo abituati in Europa. Partito di destra di movimento, raccoglie al suo interno diverse voci che, unite sotto un patriottismo che a volte sfiora il razzismo, hanno come unico momento di unità quello che li vede schierati contro il governo e contro le recenti aperture al popolo curdo. Il partito è in caduta libera e difficilmente riuscirà a portare a casa più del 15%.

Il DHP di Demirtas

Il DHP è il partito che chiude il quartetto che con ogni probabilità supererà l’alta soglia di sbarramento (la più alta del mondo, 10%) prevista dalla legge elettorale turca. Il partito non è collegato al PKK e la maretta (che è sfociata anche in attacchi violenti) tra i due potrebbe segnare la definitiva trasformazione del DHP, da partito di resistenza a partito di movimento. Partito di sinistra, particolarmente attento ai diritti umani (è l’unico a sostenere apertamente i diritti degli omosessuali, per dirne una) dovrebbe agilmente superare lo sbarramento. Se così fosse, però, in Turchia potrebbe essere di nuovo il caos.

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